1. Linea editoriale del Giornale del Popolo

Scritto pubblicato sul GdP il 21 marzo 1990.

PREAMBOLO
Questo documento intende attualizzare e sviluppare nella presente situazione storica i principi fondamentali della linea editoriale formulata nell’Atto di fondazione del Giornale del Popolo da S.E. Mons. Vescovo Aurelio Bacciarini il 1° aprile 1927. 1
In forza della sua storia, del suo statuto giuridico, del suo ruolo nella società civile della Svizzera italiana, il Giornale del Popolo (GdP) è un’espressione della Chiesa particolare cui presiede il Vescovo di Lugano. Come tale, il GdP contribuisce all’azione pastorale diocesana e all’annuncio della fede nella realtà storica in cui opera. Dedica pure una specifica attenzione alla realtà del Grigione Italiano.
Pertanto:
• tiene conto di tutta la ricchezza di esperienze che caratterizza la Chiesa e la società civile della Svizzera Italiana;
• è impegnato a comunicare con linguaggio accessibile al grande pubblico tutto ciò che di positivo avviene in esse;
• denuncia tutto ciò che nuoce al cammino verso una maggiore liberazione dell’uomo. II GdP opera secondo i modi propri di quella rinnovata autocoscienza ecclesiale che il Concilio Vaticano II ha promosso, dedicando tra l’altro ai mezzi di comunicazione sociale il Decreto Inter Mirifica del 4 dicembre 1963.
In tale prospettiva – che il Sinodo 72 ha esplicitato per la Diocesi di Lugano 2- il messaggio del GdP si articola, nel concreto dell’esperienza giornalistica quotidiana, tenendo conto dei principi che seguono.

1. PRINCIPI FONDAMENTALI
1.1. La fede come visione del mondo
«Cristo, Redentore dell’uomo, è il centro del cosmo e della storia».
Così, ribadendo un’affermazione che costituisce il cuore della fede cristiana, Giovanni Paolo II inizia la sua enciclica Redemptor Hominis ( 1979).
Da tale affermazione si deduce che in concreto la fede è una forma di vita, è una visione del mondo con cui guardare in modo specifico a tutta la realtà, è un principio di cultura e quindi anche di etica.
Questo non significa che giudizi univoci sulle più diverse realtà e questioni temporali possano venire dedotti meccanicamente e senza mediazione dai principi evangelici e dal magistero della Chiesa. Vuoi dire però che non c’è nulla dell’esperienza umana che il cristiano non sia chiamato in coscienza e in libertà a considerare nella prospettiva della fede.
Nel rispetto del cammino personale di ciascuno, questa premessa deve essere quantomeno un’ipotesi di lavoro primaria per chi opera al GdP, da sottoporre ogni giorno ad attenta e cordiale verifica nella prospettiva di una crescita comune della redazione.
1.2. L’insegnamento della Chiesa
Una vera e propria “summa” di dottrina specificamente riferita ai problemi e alle esperienze del nostro tempo si è andata sviluppando, ad opera del Magistero, da un secolo almeno a questa parte, ed in particolar modo dal Concilio Vaticano II in poi.
Il GdP deve contribuire a tradurre questo insegnamento in posizioni culturali concrete. Pertanto chiunque lavori nella sua redazione è impegnato:
• a conoscere il Magistero della Chiesa (Chiesa universale, Conferenza dei Vescovi svizzeri, Chiese particolari) con specifico riguardo alle tematiche del suo settore, e a tenerne conto adeguatamente; 3
• a conoscere il pensiero e l’opera delle maggiori personalità
contemporanee di cultura religiosa in genere e cattolica in particolare;
• a tener conto degli sviluppi dell’ecumenismo e a promuovere l’unità dei cristiani.

2. CRITERI GENERALI
2.1. Identità nazionale e regionale
La Svizzera è un’entità politica europea nella cui tradizione e nelle cui istituzioni, insieme a vari ulteriori apporti, restano presenti ed operanti le originarie radici cristiane.
Nel nostro tempo la storia e l’identità della Svizzera vengono per lo più interpretate dimenticando questo suo fondamentale carattere. All’origine del Paese sta però un intreccio di interessi e di valori che nella loro essenza sono significativi, non solo per il nostro passato, ma anche per il presente e per il futuro. Il GdP contribuisce a mantenere e ad accrescere tale consapevolezza.
La Svizzera Italiana, dal canto suo, non è un’entità chiusa su sé stessa. Il GdP ne metterà in valore l’appartenenza alla Confederazione da una parte, l’italianità ed i profondi legami culturali e religiosi con la vicina Lombardia dall’altra, nonché l’identità specifica che la destina naturalmente a far da ponte fra il Nord e il Sud.
2.2. Primato della società civile
«Siccome è illecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le forze e l’industria propria per affidarlo alla comunità, così è ingiusto rimettere ad una maggiore società quello che dalle minori ed inferiori comunità si può fare». Questo principio stabilito dall’enciclica di Pio XIQuadragesimo Anno del 1931 – poi definito «sussidiarietà» – trova nel federalismo elvetico attuazione storica esemplare, perlomeno al livello delle istituzioni politiche.
Per quanto attiene invece al rapporto tra le istituzioni e la società civile, le cose stanno assai diversamente. Al forte grado di libertà del potere economico nei confronti del potere politico, non fa riscontro nei fatti un analogo grado di autonomia creativa dei soggetti sociali e delle comunità umane. La logica istituzionale tende, infatti, a penetrare tutti gli ambiti della società elvetica.
Il GdP deve dunque contribuire alla riscoperta della vivacità e della creatività umana e culturale della società civile, ossia di tutto quanto di positivo esiste ed avviene negli ambiti, che esulano dal potere e dal profitto.
Ciò non significa negare il ruolo dell’economia e della politica, ma soltanto ricollocarle nella loro funzione, non di fini, ma di strumenti al servizio della crescita umana e spirituale della persona e della comunità.
2.3. La Chiesa e la società
Tra gli elementi determinanti la struttura della società civile va sottolineato il fatto religioso, non solo nella sua valenza spirituale e culturale, ma anche nella sua dimensione istituzionale.
La libertà di coscienza, in forza del suo rinvio alla trascendenza e della sua natura assoluta, è la ragione d’essere delle libertà individuali ed è, in realtà, l’unico diritto fondamentale a non ammettere limitazioni da parte della legge. Dalla libertà di coscienza deriva la libertà delle Chiese di organizzarsi istituzionalmente, secondo la loro rispettiva peculiarità. Le Chiese e le altre comunità religiose, infatti, non traggono origine dal diritto di associazione, bensì dalla libertà di coscienza e di culto.
Il GdP esprime tale consapevolezza, e si oppone ad ogni tentativo di ridurre, nell’ordinamento dello Stato, lo spessore istituzionale delle Chiese e del fenomeno religioso. Nell’affrontare questioni politiche e sociali che toccano la relazione tra lo Stato e la società, il GdP saprà distinguere tra gli interessi vitali della Diocesi (l’insegnamento religioso nella scuola, ad esempio, o un corretto rapporto fra Chiesa e Stato) e i problemi generali che interessano tutta la società come tale.

3. I SETTORI DEL GIORNALE
3.1. Informazione religiosa
Poiché la vita della Chiesa e l’esperienza religiosa in genere non possono essere ridotte ad un fatto isolato, situato ai margini della vita personale e sociale, l’informazione religiosa rientra nell’intero contenuto informativo del giornale, come dimensione permanente e normale. Si ritrova quindi di volta in volta nell’attualità internazionale, nazionale, locale, culturale, eccetera.
Sarà comunque dedicato uno spazio particolare alla formazione e all’«informazione religiosa», destinato alla diffusione e al commento del pensiero del Magistero della Chiesa locale e universale, nonché ad interventi direttamente legati al calendario liturgico. Il GdP terrà conto della pluralità delle esperienze e delle espressioni in cui si manifesta la ricchezza della vita della Chiesa, e cercherà di andare oltre alla cronaca degli avvenimenti per coglierne la rilevanza ecclesiale e formativa.
3.2. Cronaca locale
L’attenzione al “vissuto” di ogni comunità locale costituisce una priorità essenziale per il GdP, che vuol rimanere vicino ai problemi, ai successi e alle difficoltà della gente nelle varie regioni della Svizzera Italiana. Consapevole che il “tutto” si riflette nel “frammento”, il Giornale non banalizza la c ronaca locale, né la riduce al sensazionalismo di ciò che “fa notizia”, ma si impegna a dar rilievo ai valori universali dell’esperienza umana, che emergono dalla società civile.
La cronaca non si limita dunque a dare notizia del funzionamento delle istituzioni e delle associazioni, ma deve far conoscere e apprezzare tutto quanto viene costruito nel “Paese reale”. Quale metodo di lavoro la cronaca, anche quando dovrà denunciare fatti e comportamenti, rispetterà sempre le persone, dando voce alle diverse parti in causa.
3.3. Attualità cantonale
In quanto parte del movimento cattolico, il GdP ne condivide impegni e responsabilità e ne mette in evidenza le iniziative. Il GdP non è però espressione di alcun partito politico, di alcun gruppo di potere, di alcun interesse economico. È impegnato perciò alla distanza critica da qualunque forza politica e sociale organizzata. Di queste realtà mette però in evidenza i valori cristiani e quelli compatibili con essi.
In tale prospettiva, anche l’attualità cantonale non si limita alla sola cronaca del funzionamento delle istituzioni, e nemmeno alla cronaca della vita dei partiti e di altre forze organizzate, ma contribuisce a valorizzare avvenimenti, fatti e processi sociali che esprimono l’identità della Svizzera Italiana e la sua collocazione nel contesto svizzero
ed europeo.
3.4. Attualità federale
Le comunità, le regioni e le culture diverse che costituiscono il Paese sono oggetto specifico dell’informazione federale, non meno della cronaca del funzionamento delle istituzioni federali, nonché dell’attività di tutte le forze politiche, sociali ed economiche che operano su scala nazionale.
Una specifica attenzione viene riservata al significato profondo dei valori di solidarietà e di unione nella diversità, che sono all’origine della Confederazione, e ai principi che ne costituiscono il riflesso in sede istituzionale: federalismo, democrazia semi-diretta, neutralità, plurilinguismo e multiconfessionalismo.
Conformemente agli insegnamenti del Magistero, e in particolare delle Chiese in Svizzera, il GdP è sensibile al dovere di accoglienza e di apertura nei confronti degli stranieri e dei profughi, ed in genere di chiunque sia in condizioni di necessità. Il GdP richiama poi alla responsabilità della Svizzera – come governo e come entità economico-finanziaria – nei confronti dell’Europa e della comunità delle nazioni; in modo particolare verso i paesi del Terzo Mondo e del Sud del globo.
3.5. Attualità internazionale
In questo settore il GdP si impegna a far scoprire che la soluzione dei grandi problemi e delle gravi crisi che travagliano il mondo e le relazioni internazionali non è al di sopra delle possibilità umane, e che la pace generale permanente – il cui presupposto è la libertà dall’oppressione e dalla miseria – è un obiettivo proponibile e praticabile.
In tale prospettiva l’attualità internazionale va spiegata non come successione ininterrotta di avvenimenti slegati e incomprensibili, ma prendendo spunto dalle singole notizie per coglierne le grandi linee di tendenza e per sottolineare:
• l’urgenza della tutela e dello sviluppo dei valori spirituali e culturali, in un contesto caratterizzato da potenti spinte alla massificazione che riducono l’esperienza umana al solo aspetto materiale, o al massimo all’esaltazione di valori puramente estetici o sentimentali;
• il bisogno crescente dell’umanità di accedere a beni fondamentali di ordine tanto materiale che spirituale; e quindi la necessità di riequilibrare le relazioni, sia tra l’Ovest e l’Est del mondo industrializzato, sia tra il Nord e il Sud del globo, prigioniero del sottosviluppo o di uno sviluppo ritardato.
3.6. Attualità culturale
«Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono» (San Paolo, 1 Tess. 5,21).
Chi lavora nell’attualità culturale del GdP deve tener presente, che non esiste in primo luogo “la cultura”, ossia l’insieme uniforme dei valori e dei modelli culturali egemoni in ogni momento dato. Esistono invece le varie culture originarie, riflesso delle diverse visioni del mondo, le quali, integrandosi e dialogando tra loro, producono appunto “la cultura”, ossia la comune piattaforma di valori che sta alla base della civile convivenza e delle istituzioni di un dato Paese, in un determinato momento storico.
Testimoniare questa concezione della cultura e delle culture, dimostrarne nei fatti la ragionevolezza e diffonderne la conoscenza è d’importanza primaria, proprio perché la concezione opposta è il principale strumento usato dall’ordine costituito” per censurare ed emarginare, tra l’altro, le culture di matrice religiosa.
Il GdP cercherà di evitare un approccio elitario alle questioni culturali, facendosi anzi strumento di promozione e formazione del più vasto pubblico. A questo scopo privilegerà la presentazione e l’orientamento sugli avvenimenti e gli spettacoli a venire, rispetto alla tradizionale recensione di fatti avvenuti. Il giudizio sugli avvenimenti culturali non dovrà essere unicamente di natura estetica o positivista, ma dovrà invece metterne in evidenza i presupposti filosofici, confrontandoli con la visione culturale cristiana.
Infine, il GdP presterà ai programmi radiotelevisivi ed agli altri media un’attenzione critica proporzionata al loro influsso sul pubblico.
3.7. Attualità del mondo dell’economia e del lavoro
Con le encicliche Laborem Exercens (1981) e Sollicitudo Rei Socialis (1989) la Chiesa-nel solco dei suo secolare insegnamento sociale iniziato con la Rerum Novarum (1891) – ha proposto all’attenzione non solo dei cristiani ma di tutti gli uomini alcune linee interpretative dell’attuale situazione economico sociale, dei suoi problemi e dei suoi possibili positivi sviluppi, che costituiscono una rilevante novità nella riflessione politico-economica attuale.
Negli anni che stiamo vivendo, il capitalismo è al culmine tanto del suo sviluppo quanto della sua crisi: da una parte sembra aver sconfitto il marxismo quale suo antagonista storico, ma dall’altra non riesce a reinvestire tutte le ricchezze e le risorse del lavoro umano che produce, né a risolvere i molteplici squilibri internazionali, sociali e ambientali del mondo in cui viviamo.
Il GdP sarà attento alle condizioni di disagio sociale che permangono e alla necessità di risolverle, sottolineando il diritto di ogni uomo a realizzarsi attraverso il lavoro e l’autonomia economica.
3.8. Cronache sportive
L’informazione sportiva corrente, che di regola è centrata sui soli risultati, viene integrata con la notizia dello sport in quanto esperienza umana vissuta, raccontando cioè non solo lo sport ma anche gli uomini e le donne che lo fanno, con particolare attenzione agli sport minori diffusi nella Svizzera italiana.
Il GdP richiamerà perciò l’attenzione sullo sport praticato più che sullo sport spettacolo, orientando il lettore tanto all’esercizio attivo dello sport, quanto ad una presa di distanza dagli atteggiamenti di esaltazione acritica, di disumanizzazione e di sfruttamento economico del mondo dello sport.
3.9. Grafica e fotografia
Di fronte alla crescente spersonalizzazione che caratterizza il mondo in cui viviamo, la fotografia ha nel GdP lo specifico ruolo di riportare visivamente l’attenzione sulla persona, sulla presenza umana. Occorre perciò che non sia usata soltanto in modo complementare, ma che sia giocata sui primi piani, su gesti spontanei, sul vissuto, trascurando per quanto possibile la fotografia ufficiale o comunque cerimoniale.
Un’attenzione particolare sarà dedicata ad una presentazione grafica ordinata, che faciliti la lettura e metta in valore i contenuti del Giornale.
Attraverso un uso appropriato della vignetta e della caricatura, il GdP getterà infine uno sguardo ilare – ma sempre rispettoso – sulle vicende dell’umana avventura.

4. RIFLESSIONI FINALI
La presente Linea editoriale, unitamente alle norme deontologiche della professione giornalistica 4, guida l’azione dei redattori che operano al Giornale del Popolo e costituisce parte integrante del loro contratto di lavoro .
Ciò significa che la realizzazione della linea editoriale appartiene – insieme agli altri elementi della loro preparazione culturale e tecnica – agli adempimenti professionali richiesti ai redattori, che a questo scopo parteciperanno alle occasioni di formazione organizzate all’interno della redazione stessa. I principi ricordati dalla Linea editoriale sul significato spirituale del lavoro umano, devono peraltro trovare attuazione anche nei rapporti interpersonali e nel concreto dell’esperienza professionale vissuta in seno al GdP.
Sulla base di questa linea editoriale, nel rispetto del vigente Contratto collettivo di lavoro, 5 l’Editore elabora e di volta in volta aggiorna, dopo consultazione della redazione, lo statuto di redazione che definisce l’organizzazione interna del GdP.

1 L’Atto di fondazione, firmato da S. E. Mons. Vescovo Aurelio Bacciarini il 1° aprile 1927, è stato poi integrato da Mons. Vescovo Eugenio Corecco con la «Lettera aperta al direttore del GdP» del 20 marzo 1987 e con la lettera ai redattori del GdP del 10 aprile 1987. Il presente testo integra questi tre documenti, tenendo conto anche dei suggerimenti avanzati nei rapporti della Commissione diocesana per gli strumenti della comunicazione sociale, costituita nel 1987.• Al suo articolo 2, l’Atto di fondazione del 1927 recita: «Scopo della pia istituzione è quello di curare l’edizione di un giornale quotidiano cattolico, dal titolo “Giornale del Popolo” di un giornale cioè che si attenga colla più schietta e completa ubbidienza alle direttive dell’Autorità Ecclesiastica sia diocesana sia pontificia; che si mantenga superiore alla contesa dei partiti politici che dividono il Paese, per essere giornale di tutto il popolo ticinese, la voce ascoltata in ogni casa; che sia sicuro nei principi e negli insegnamenti, corredato da notiziario ben nutrito, e dalla trattazione di tutti quegli argomenti che interessano il nostro popolo, sotto la luce del pensiero cattolico; che sia sempre sereno e rispettoso e dignitoso nella polemica cogli avversari, per meglio accaparrarsi gli animi, rendere accetta la verità, attutire le divisioni e gli odi di parte, affratellare i cittadini e casi educare sempre meglio il popolo e potergli giovare in ogni tempo».
La lettera ai redattori del 1987 precisa dal canto suo:
«a) Pur nell’autonomia che gli deve essere riconosciuta a livello redazionale, il Giornale deve esprimere le intenzioni e le finalità della testata, per cui non può riflettere solamente l’opinione privata del Direttore o dei singoli collaboratori. Ciò esige consapevolezza da parte del Dirett o re responsabile e omogeneità di indirizzo attorno allo stesso, da raggiungersi progressivamente con una dinamica creativa che valorizzi l’apporto di ciascuno.
b) Il Giornale deve impegnarsi sul piano politico e culturale, senza diventare però lo strumento sotterraneo di qualsiasi partito o di qualsiasi ideologia. In particolare non può ingerirsi negli affari interni di partiti creando ambiguità sulla posizione dell’Editore.
c) Il Giornale deve inserirsi nella prospettiva della pastorale diocesana evitando una dicotomia tra le sue posizioni culturali e le esigenze di una presenza cristiana nella società.

d) Dal profilo economico, i quadri redazionali devono corrispondere alle possibilità finanziarie del Giornale».
2 Si vedano gli atti del Sinodo 72 della Diocesi di Lugano (Tipografia La Buona Stampa, 1976) e in particolare il documento della Commissione speciale 12 «La Chiesa e le comunicazioni sociali», specie ai punti 4.1 «Il giornale cattolico» e 4.2 «Il Giornale del Popolo». Inoltre, la lettera pastorale del Vescovo di Lugano Mons. Eugenio Corecco Siate forti nella fede (Lugano, Pasqua 1987) è di particolare interesse, perché sintetizza il più recente magistero della Chiesa e lo applica in modo
specifico all’ambito umano in cui il GdP è diffuso.

3 Per una miglior comprensione dell’approccio cattolico ai massmedia, si vedano in particolare il già citato Decreto conciliare Inter mirifica e l’Istruzione pastorale sugli strumenti della comunicazione sociale Communio e progressio (1971). Il discorso di S.S. Giovanni Paolo II agli operatori dei massmedia (Los Angeles, 15 settembre 1987) è poi significativo e di utile riferimento, poiché tocca tutti i maggiori temi e problemi della professione giornalistica.
Infine vanno citate le Tesi delle Chiese svizzere sullo sviluppo dei massmedia pubblicate nel 1983 dalla Federazione delle Chiese protestanti svizzere, dalla Conferenza dei Vescovi svizzeri e dal Consiglio sinodale della Chiesa cristiano-cattolica.

4 Norme riassunte nella Dichiarazione dei diritti e dei doveri del giornali – sta, elaborata dalla Federazione svizzera dei giornalisti.

5 Il Contratto collettivo è stato stipulato nel 1979 dall’ASEG, Associazione svizzera degli editori di giornali – cui appartiene il GdP e dalla FSG, Federazione svizzera dei giornalisti.