5. Il Sacramento della confermazione. Indicazioni pastorali

Nota pastorale, Febbraio 1991

Da due anni in occasione della celebrazione del Sacramento della Confermazione vi ho resi attenti, cari fratelli e sorelle, al fatto che, per una forte percentuale dei nostri giovani, la Cresima è diventata l’ultimo tributo pagato alla loro formazione religiosa e alla loro partecipazione attiva alla Chiesa.
È ricorrente il fenomeno dei nostri ragazzi e ragazze che, già la domenica dopo aver ricevuto la Confermazione, cessano di frequentare l’assemblea eucaristica. Quasi con noncuranza entrano così a far parte della massa di tutti quei cristiani adulti che, non solo riducono la loro appartenenza alla Chiesa a qualche gesto saltuario, ma vivono inevitabilmente orientati, nel loro comportamento e nelle loro scelte di vita personale. familiare, professionale, culturale e sociale, dai criteri dominanti nella società secolarizzata in cui siamo immersi.
Di questo fenomeno siamo tutti responsabili. Forse i più non se ne rendono conto, perché ritengono di aver compiuto tutto il loro dovere -quello di trasmettere la loro fede ai figli- per il fatto di aver compiuto lo sforzo di portarli fino alla Cresima; altri, pur constatando con delusione i fatti, non hanno il coraggio di reagire.
Non possiamo tuttavia guardare a questo fenomeno della Confermazione, diventata per la maggioranza dei nostri ragazzi Sacramento di abbandono della vita attiva nella Chiesa, isolandolo dal contesto generale.
Ha le sue radici in fatti precedenti, come per esempio il Battesimo, e si manifesta anche in momenti posteriori alla Cresima stessa, come per esempio quando gli sposi, dopo aver scelto di celebrare il Matrimonio davanti alla Chiesa, si allontanano da essa, aspettando il prossimo appuntamento: il Battesimo o la Cresima dei loro figli.
Questo fenomeno è un elemento particolarmente significativo di quel processo di scristianizzazione, nel quale siamo tutti coinvolti e che si propaga rapidamente, approfittando della nostra fede debole.
Una fede che rimane ai margini della nostra vita, anche se spesso, magari più per acquiescenza alla nostra tradizione culturale che per una decisione personale consapevole e profonda, non osiamo staccarci completamente da essa.
II modo con il quale facciamo battezzare i nostri figli rappresenta già il primo atto del quale dovremmo discutere. Spesso, già in questa prima scelta, la nostra coscienza ecclesiale di genitori e di padrini e madrine non ha più la chiarezza necessaria. Ciò si manifesta, o nella mancanza di riflessività e serietà con la quale molti genitori lo affrontano, oppure nel fatto che le famiglie, dopo aver battezzato i loro figli, non si impegnano più ad educarli nella fede. Molti genitori non sanno neppure da che parte incominciare.
Anche dopo la Prima Comunione, che spesso riesce ancora a mobilitare religiosamente le famiglie, i genitori lasciano i loro figli in balia di se stessi, senza offrire nessuna catechesi familiare o extra-scolastica.
Molti genitori, pur avendo dimostrato, anche recentemente, di desiderare l’insegnamento religioso nella scuola, non si preoccupano affatto di accompagnare i loro figli lungo questo difficile cammino. Delegano tutta la loro responsabilità agli insegnanti della scuola, preti e laici, quando non preferiscono addirittura concedere loro la dispensa avvalendosi di motivi spesso banali e contingenti. Con la dispensa spesso così facile, dimostrano di non attribuire all’insegnamento religioso quel valore che lo renderebbe prioritario rispetto ad altre esigenze particolari, poco importanti, come per esempio gli orari scomodi delle lezioni, la scelta dei temi, il disaccordo con l’insegnante di religione.
Con questi precedenti i nostri giovani arrivano al momento della Cresima. E un momento difficile, per l’età e per il fatto che esso coincide con il loro progressivo inserimento nella vita sociale. Una vita sociale che, dal consumismo generale, è preordinata e destinata ad invadere e ad accaparrare tutto il loro tempo libero, così da non più lasciare spazi sufficienti per la formazione religiosa.
In questa situazione, che cosa possiamo ancora sperare, per i nostri figli e per noi, dalla celebrazione della Cresima?
L’anno scorso il Consiglio del Clero e il Consiglio Pastorale Diocesano si sono occupati a lungo della questione.
È risultato evidente che la preparazione a tutti i Sacra- menti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Eucarestia e Confermazione), ma anche al Sacramento del Matrimonio, per il quale negli ultimi dieci anni la Diocesi e i Vicariati hanno fatto indubbi progressi, per fare un salto qualitativo deve essere inserita in uno sforzo più coerente e preciso di nuova evangelizzazione delle nostre comunità ecclesiali. Esse, infatti, stanno perdendo progressivamente la fede, per cui la preparazione ai sacramenti viene spesso affrontata in modo troppo superficiale.
Non potendo affrontare questi problemi contemporaneamente in tutti i settori della pastorale sacramentale, i Consigli diocesani hanno suggerito di incominciare dal Sacramento della Confermazione, ritenuto esposto, più degli altri, ad una pratica troppo superficiale. sia da parte dei ragazzi che delle famiglie.
Ho raccolto i risultati delle riflessioni del Consiglio del Clero e del Consiglio Pastorale nella presente Lettera Pastorale. La affido a tutti voi fedeli, nella speranza di provocare un profondo esame di coscienza.
Qualcuno avrà, senza dubbio, una reazione negativa e proverà molta resistenza, appellandosi alla fin troppo facile e ricorrente domanda: ma perché cambiare se tutto è sempre andato bene così? Il fatto è che, da decenni, la preparazione alla Cresima, nonostante l’impegno profuso, ha mostrato tutti i suoi limiti. Magari non ce ne siamo accorti subito. I risultati emergono però oggi con tanta evidenza che non possiamo più non intervenire.
Nella speranza di aiutarvi a comprendere meglio, farò prima qualche considerazione essenziale sulla natura del Sacramento della Confermazione; poi sulla catechesi e sul modo di impartirla; in seguito sulle responsabilità delle persone adulte, coinvolte nella preparazione e nella celebrazione; da ultimo, sul modo di celebrare la liturgia del Sacramento stesso.

1. La natura del Sacramento della Confermazione
Il dono particolare dello Spirito Santo, promesso da Cristo Signore ed effuso nel giorno di Pentecoste sugli Apostoli, fu dagli stessi Apostoli e dai Vescovi loro successori trasmesso a tutti i battezzati per mezzo del Sacramento della Confermazione.
Con l’aiuto della grazia ricevuta attraverso il Sacramento, i cresimati sono chiamati e aiutati a compiere e a perseguire il cammino della iniziazione cristiana e a diventare veri testimoni di Gesù Cristo, nelle parole e nei fatti: a vivere di conseguenza in modo più intenso anche la loro appartenenza alla Chiesa.
Solitamente la Confermazione viene conferita da noi dopo i primi due Sacramenti dell’iniziazione cristiana: il Battesimo e l’Eucarestia. Deve perciò essere preparata e celebrata tenendo conto del fatto che in essa i nostri giovani compiono, di fatto, l’ultima tappa sacramentale della loro progressiva introduzione all’esperienza della fede e dell’appartenenza ecclesiale.
La Cresima è, infatti, il Sacramento nel quale, grazie al dono dello Spirito Santo, la cui importanza si manifesta nel carattere sacramentale, sono chiamati ad assumere nella loro vita, in modo più cosciente e maturo, il mistero della partecipazione battesimale di tutti i cristiani alla morte e risurrezione di Cristo.
È esigenza fondamentale che, nel lungo cammino di introduzione dei giovani a vivere tutta la loro esistenza terrena e futura immersa nel mistero della salvezza, non avvengano rotture di continuità.
La catechesi impartita dai genitori e dai padrini nell’età infantile, dopo il battesimo, dovrebbe perciò continuare nella famiglia anche dopo la Prima Comunione, ricorrendo in modo sempre più consapevole all’aiuto della Chiesa, attraverso il ministero dei presbiteri e l’opera dei catechisti, fino al momento della preparazione e celebrazione della Confermazione.
Ogni interruzione di questo itinerario educativo alla fede, nei giovani. compromette in loro l’esito spirituale stesso del Sacramento della Confermazione.
La Confermazione non è un punto di arrivo, ma l’inizio di un cammino spirituale ed ecclesiale che impegna per tutta la vita. Quando è conferita, come da noi, in età non più infantile diventa una scelta consapevole, che implica per il cresimando ed esige da lui una conversione personale, ossia un cambiamento nel suo modo di riferirsi a Dio e alla Chiesa proporzionato all’età (cfr. Lettera Pastorale Annunciate il Vangelo 1989, n.10). A questa conversione i cresimandi devono essere progressivamente preparati.
E illusorio sperare che il Sacramento della Confermazione possa da solo, cioè per il semplice fatto di essere ricevuto, provocare automaticamente nella persona del cresimato quella conversione per la quale è conferito lo Spirito Santo.
Egli è chiamato e deve essere aiutato a prendere coscienza, in modo commisurato alla sua età, che la Cresima esige da lui, sia una adesione a livello conoscitivo ed esistenziale al mistero della salvezza in Cristo, sia una decisione più profonda di appartenere alla Chiesa e di coinvolgersi nella vita della comunità cristiana in modo che diventi realmente l’ambito primario della sua esistenza umana e religiosa.
Quando mancano nel cresimando i presupposti e la volontà necessari per ricevere questo Sacramento in modo adeguato alla sua natura e alla sua finalità la Confermazione può essere differita oppure eventualmente anche rifiutata.
D’altra parte, soltanto sei cresimandi diventano più consapevoli del fatto di appartenere alla Chiesa e quindi di poter vivere pienamente la loro fede solo se la vivono in comunione con gli altri fedeli, diventano capaci di realizzare gli impegni assunti nella Confermazione: quelli di diffondere e difendere con le parole e le opere la loro fede, per diventare autentici testimoni di Cristo nella Chiesa e nel mondo.

2. La catechesi ai cresimandi
Nella situazione attuale della nostra Chiesa particolare, in cui la continuità formativa non è di fatto più garantita, se non nei limiti dell’Istruzione religiosa nella scuola, i giovani arrischiano, tra la Prima Comunione e la Cresima, di essere lasciati in balia di se stessi, sia dalla famiglia che dalla comunità cristiana.
In attesa di affrontare anche questa situazione e nell’intento di correre, sia pure provvisoriamente, ai ripari, una catechesi di almeno due anni in preparazione al Sacramento della Confermazione diventa imprescindibile. In ultima analisi ciò che con queste norme dei due anni dobbiamo perseguire è una più profonda istruzione catechetica dei nostri giovani, per supplire almeno in parte alla mancanza di continuità nella catechesi tra la Prima Comunione e la Cresima. Se una tale catechesi parrocchiale esistesse, è evidente che la preparazione immediata alla Confermazione richiederebbe meno tempo.
È ovvio perciò che i cresimandi, nel corso di questa catechesi, devono essere confrontati con una sintesi di tutta la dottrina cristiana, proporzionata alla loro capacità di comprensione e alla loro esperienza di vita sociale. Non devono perciò essere semplicemente istruiti a capire la natura del Sacramento della Confermazione in quanto tale.
È inoltre fondamentale riuscire a rendere i cresimandi coscienti che la fede non è solo un fatto di conoscenza intellettuale e mnemonica dei contenuti del Credo, ma implica per sua natura una nostra adesione affettiva ed esistenziale alla persona di Gesù Cristo. Solo così la fede diventa in noi una fonte di energia e di forza che ci aiuta a vivere in modo diverso tutti gli impegni della nostra esistenza umana.
I cresimandi devono inoltre essere invitati a porsi con libertà e responsabilità, non solo di fronte ai contenuti della fede e perciò verso la persona di Cristo, ma anche a prendere coscienza di essere chiamati a dare testimonianza, come missionari, a Cristo stesso, nella Chiesa e nel mondo.
Questa provocazione dei giovani ad aderire, nel loro intimo, a Gesù Cristo, con un atto che li tocchi interiormente nella loro libertà più profonda, è possibile solo se vengono educati a fare anche un’esperienza concreta di vita ecclesiale. In questa esperienza possono fare la verifica che la fede, per essere vera, deve esprimersi anche secondo quella forma specifica e diversa della vita sociale, propria della comunità cristiana.
Durante i due anni di catechesi i cresimandi devono imparare a partecipare, con i loro compagni e con gli adulti, della parrocchia o di qualsiasi altra comunità, alla vita concreta della comunità ecclesiale.
La catechesi della Confermazione non è perciò riducibile a momenti di apprendimento dottrinale. Deve superare i limiti particolari dell’istruzione religiosa nella scuola, per esigere dai cresimandi di partecipare anche a momenti di preghiera, a ritiri spirituali, a gesti ricreativi e di condivisione della propria vita con quella degli altri ragazzi e ragazze e ad iniziative di carità cristiana.

3. Gli adulti coinvolti nella preparazione
Se i cresimandi sono il primo soggetto di questa iniziazione, da essa non devono restare esclusi i genitori, responsabili principali della educazione alla fede; i padrini e le madrine, corresponsabili di questo itinerario di fede e di vita ecclesiale dei cresimandi, oltre che i responsabili della catechesi sacramentale.

I genitori
Chiedendo il Battesimo dei figli, i genitori si sono impegnati ad essere i loro primi educatori nella fede. Questo compito fondamentale, di per sé, non può essere delegato a nessuno.
I genitori devono perciò essere coinvolti in questo momento così significativo della maturazione umana e cristiana dei loro figli. II loro coinvolgimento dovrà esprimersi nel frequente contatto con il parroco o il sacerdote che segue da vicino la preparazione dei loro figli al Sacramento della Confermazione.
Poiché ogni azione educativa ritorna a vantaggio, prima di tutto, di chi la compie. per molti genitori la Confermazione dei figli deve diventare l’occasione per riprendere più consapevolmente e responsabilmente il loro personale e comune cammino di fede.
Una collaborazione dinamica da parte dei genitori può anche rendere più equilibrata l’eventuale decisione, da parte del parroco assieme ai responsabili della preparazione alla Confermazione, di soprassedere temporaneamente all’ammissione di un candidato alla celebrazione della cresima.
I padrini e le madrine
I padrini e le madrine sono anch’essi, secondo la più antica tradizione ecclesiale, garanti della fede e della decisione dei cresimandi di aderire, tramite il Sacramento della Cresima, a Cristo e alla Chiesa.
Vanno perciò scelti con criteri di ecclesialità e non di pura convenienza familiare o di prestigio, poiché sono chiamati a collaborare con i genitori.
L’autenticità del loro impegno esige che la loro vita risulti esemplare per il giovane, anche nella pratica sacramentale e nella partecipazione alla vita ecclesiale.
Se non si possono reperire persone disposte ad assumere questi impegni. la presentazione dei cresimandi può essere affidata ad un rappresentante della comunità cristiana come, per esempio, ai catechisti.
La Chiesa, nella sua saggezza pastorale, espressa anche in norme canoniche, esige non solo che i padrini e le madrine siano «cattolici», ma che «conducano una vita conforme alla fede e all’incarico che assumono» (can. 874 par. 3).
Dal profilo oggettivo, non è conforme alla vita di fede la situazione dei padrini e delle madrine conviventi o divorziati risposati civilmente. Ne consegue che la loro ammissione a questo compito, che è ecclesiale e non semplicemente familiare, non può essere presa in considerazione.

I responsabili della catechesi
Il primo responsabile della preparazione alla Cresima è il parroco o il presbitero incaricato. Ciò significa che il presbitero, oltre che organizzare ed impartire la catechesi ai cresimandi, seguendoli da vicino, per poter dare una valutazione sulla loro preparazione, deve seguire anche i catechisti, assumendosi la responsabilità della loro preparazione immediata spirituale e dottrinale.
I catechisti e le catechiste devono essere consapevoli di svolgere un ministero affidato loro dalla Chiesa. il mandato conferito dalla Chiesa esplicita, nella loro persona, la responsabilità missionaria ricevuta nel Battesimo e nella Cresima. Oltre ad insegnare la dottrina cristiana ai cresimandi, devono sentirsi chiamati a comunicare loro la propria esperienza di fede ed il loro amore per la Chiesa. È indispensabile che agiscano in stretta collaborazione con il presbitero. condividendone la responsabilità.
ll rapporto di comunione e collaborazione di tutte le persone coinvolte nella catechesi familiare e sacramentale è il primo modello e la prima proposta concreta per iniziare i cresimandi alla fede e alla vita ecclesiale.

La comunità parrocchiale
Anche la comunità parrocchiale deve, in quanto tale, essere educata attraverso la predicazione, o altri mezzi, a sentirsi responsabile dei cresimandi. Deve guardarli con simpatia, interessarsi di loro e sostenerli nella preghiera, aff i nché la Confermazione diventi un evento parrocchiale. atto a inserire i cresimati nella vita cristiana propria degli adulti.
Il parroco o il sacerdote responsabile suscitino perciò l’interesse di tutta la comunità:
– sottolineando l’inizio della preparazione dei cresimandi in una particolare celebrazione domenicale, fatta possibilmente coincidere con l’inizio diocesano e parrocchiale della Scuola della Fede per gli adulti;
– presentando a tutta la comunità i giovani che iniziano questo cammino;
– inserendo, di quando in quando, nelle preghiere dei fedeli un richiamo alla prossima Confermazione;
– diffondendo tra i fedeli sussidi, anche stampati, con riflessioni sul Sacramento.

4. Norme per l’ammissione alla Cresima
Nella situazione attuale di accentuata scristianizzazione, ma anche di mancanza di strumenti pastorali più organici e completi, è tanto più necessario che ogni azione pastorale, anche se settoriale. sia rispettosa della pastorale comune nella prospettiva di una nuova evangelizzazione globale della Chiesa particolare. Ciò domanda una maggiore responsabilità nell’applicazione delle norme o dei criteri elaborati, per i singoli settori pastorali, dai Consigli Diocesani e proposti dal Vescovo, nell’esercizio della sua autorità.
Per l’ammissione al Sacramento della Confermazione le norme pastorali proposte sono le seguenti e vincolano i parroci e i presbiteri incaricati, i catechisti, i genitori, i padrini e le madrine.
– L’età minima dei candidati in linea di principio è quella corrispondente al secondo biennio della scuola media. I parroci, che per motivi rilevanti ritenessero. con i genitori ed i catechisti, di scegliere, nella loro situazione particolare, un altro momento dello sviluppo psicologico ed affettivo dei giovani, possono optare, con il consenso del Vescovo, per il primo biennio della scuola media.
– Non sono ammessi alla catechesi di preparazione alla Cresima i ragazzi e le ragazze che non frequentano l’insegnamento religioso nella scuola.
– I cresimandi, una volta intrapreso liberamente e consapevolmente il cammino di preparazione, dovranno partecipare in modo assiduo alla celebrazione eucaristica domenicale e ad ogni altra iniziativa catechetica, caritativa e comunitaria, prevista dal cammino di preparazione alla Confermazione.
– Il tempo di preparazione si svolgerà, obbligatoriamente per tutti, sull’arco di due anni, con un minimo di 15 incontri catechetici all’anno. La prudenza pastorale dirà se sia meglio conferire il
Sacramento a metà del percorso, oppure al termine di esso.
– I genitori e i padrini, quest’ultimi nella misura del possibile, si faranno carico. con ogni sollecitudine, di tutto ciò che verrà proposto ai loro figli cresimandi, in particolare i ritiri spirituali. Invece di farsi troppo facilmente complici delle loro assenze o dei loro capricci, li aiuteranno a maturare nella fede e a compiere quei sacrifici che potrebbero essere necessari per rinunciare ad eventuali vacanze o ad altri impegni di natura sportiva o sociale.
In modo particolare, i genitori saranno presenti agli incontri organizzati per loro, così da poter partecipare e prepararsi, anche in prima persona, al cammino educativo dei loro figli, dando per primi l’esempio e integrando così meglio tutta la loro famiglia nella comunità cristiana.
La scelta è possibile, sia fatta in accordo con il Vescovo. Il colore dei paramenti sia adeguato.
– I testi biblici vengano spiegati ai cresimandi negli incontri di catechesi.
– I lettori, come in tutte le celebrazioni liturgiche, devono essere adulti, e non bambini, perché la proclamazione della Parola di Dio deve essere seria, dignitosa e comprensibile per l’assemblea.
– La festosità della celebrazione si esprime anche nei canti dell’assemblea, segnalati a tutti. Particolarmente indicati sono quelli del Lodate Dio: i salmi responsoriali e i ritornelli (310 e 311, 614, 204, 735, 773); le acclamazioni al Vangelo (637); la preghiera per i candidati (781); quelli allo Spirito Santo (635, 771, 789, 798, 810. 812, 822, 827, 830, 831, 832); altri canti sono possibili (759, 802, 807, 794, strofe 1 e 3).
– Si preparino, sempre per iscritto, brevi monizioni, per sottolineare il significato dei momenti salienti della celebrazione (alla chiamata dei cresimandi. alla professione di fede, all’imposizione delle mani).
– Dopo la proclamazione del Vangelo e prima dell’omelia, i cresimandi vengono chiamati per nome (anche quando sono molti). Ognuno risponderà biblicamente: «Eccomi!» (e non «presente»), in modo udibile da tutta l’assemblea e alzandosi in piedi.
– La professione di fede non sia ridotta a semplice formalità. Si preceda una monizione che evidenzi lo stretto legame tra Battesimo e Confermazione. Le risposte alle domande del vescovo per il rinnovamento degli impegni battesimali, vengano date unicamente dai cresimandi; l’assemblea confermerà la propria fede con l’Amen conclusivo.
– L’imposizione della mani da parte del Vescovo e dei concelebranti avvenga in grande silenzio e raccoglimento.
Per la crismazione, i candidati si accostino con i padrini e le madrine. che tengono la mano destra sulla loro spalla. Il nome del cresimando venga detto, con voce distinta, dallo stesso o dai padrini. I cresimandi possono anche accedere all’altare per gruppi, chiamati e accompagnati dai rispettivi catechisti.
II canto della crismazione venga iniziato solo dopo che l’assemblea ha sentito ripetere qualche volta la formula sacramentale che l’accompagna.
– Le preghiere dei fedeli siano preparate secondo l’ordine indicato dal messale (per le necessità della Chiesa, per i governanti e la salvezza di tutto il mondo, per quelli che si trovano in difficoltà, per la comunità locale (cfr. M R. n. 46) e siano in armonia con il tempo liturgico e tenendo presente la particolarità della celebrazione.
– L’Ufficio Catechistico Diocesano si preoccuperà di segnalare ai Parroci e ai catechisti i sussidi catechistici adeguati.
– Luogo proprio della celebrazione della Confermazione è la chiesa parrocchiale. Esperienze pastorali già in atto o altre situazioni concrete (numero ridotto dei cresimandi, parroco con responsabilità di più parrocchie, sede scolastica che favorisce già la conoscenza e la solidarietà reciproca dei ragazzi,…) suggeriscono una celebrazione interparrocchiale, quando il numero dei cresimandi e degli accompagnatori non risultasse eccessivo rispetto al luogo della celebrazione.
– In casi particolari e solo con l’esplicito consenso del Vescovo, può essere ammessa la preparazione alla Confermazione ed eventualmente anche la celebrazione del Sacramento, nell’ambito di comunità in grado di garantire le condizioni previste da questa Lettera Pastorale.

5. Norme per la celebrazione liturgica
– L’accoglienza del Vescovo venga organizzata in modo semplice, ma sempre confacente alla circostanza, ad esempio: davanti alla chiesa; in un locale dove lo attendono tutti, o parte dei cresimandi, per accompagnarlo in processione verso la chiesa; oppure con il saluto di un cresimando.
– In chiesa i cresimandi occupino un posto da dove possano seguire attivamente e senza distrazioni tutta la celebrazione. Partecipino anch’essi attivamente alle acclamazioni e al canto. I padrini siano perciò posti, o dietro al gruppo dei cresimandi, o nella fila di banchi del lato opposto, in modo da non nasconderli o distrarli, soprattutto in vista dell’omelia.
– Ai padrini si raccomandi la semplicità e la dignità dell’atteggiamento e del vestito. E auspicabile che si accostino al Sacramento della Penitenza e della Comunione eucaristica. Se non possono o non vogliono farlo sarebbe preferibile che rinunciassero ad assumere questo compito ecclesiale.
– Per favorire il raccoglimento, non si lascino aperte le porte della chiesa. Coloro che partecipano alla liturgia si astengano dal fare fotografie e riprese video. Può essere ammesso un unico fotografo, autorizzato dal parroco.
I testi della Messa, durante il tempo ordinario siano scelti tra quelli del Rituale della Confermazione; nel tempo di Avvento, di Quaresima e di Pasqua, nonché nelle solennità, devono essere quelli propri.
– Alla presentazione dei doni siano i cresimati a portare il pane e il vino all’altare. Vi si possono unire altri doni significativi. Non si dimentichino i poveri e le varie necessità della Chiesa particolare e universale.
– Si può prevedere la comunione al calice, purché i cresimandi siano stati preparati. Anche l’assemblea potrà comunicare al calice, secondo l’opportunità.
– Si eviti qualsiasi movimento o spostamento inutile e disordinato, sia sull’altare che nella navata, per non distrarre l’assemblea e i cresimandi.
Si prepari con cura tutto l’occorrente per la celebrazione. I compiti delle persone addette al servizio dell’altare e all’animazione dell’assemblea vengano assegnati prima della celebrazione.

6. Raccomandazione finale
È soltanto lo Spirito che fa riconoscere che Gesù è il Signore e rende capaci di agire nel Suo nome. E lo stesso Spirito che suggerisce la lode perfetta e fa invocare Dio con il nome di Padre.
Battesimo, Eucaristia e Confermazione sono i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Dobbiamo essere profondamente solleciti – se non vogliamo che la Confermazione diventi il Sacramento di congedo dalla comunità ecclesiale – che i nostri giovani, dopo essere stati iniziati da noi alla vita ecclesiale ed aver ricevuto lo Spirito Santo, non abbandonino la formazione catechetica e la pratica sacramentale, ma rimangano vigili, nell’attesa del ritorno del Signore. Di quel Signore al quale per l’intercessione della Beata Vergine Maria domandiamo forza e benedizione.